Come ristrutturare un fienile tanti consigli utili

Dal consolidamento agli interni: come trasformare i limiti del fienile in opportunità

Da ricovero per prodotti e macchinari ad abitazione: la ristrutturazione di un fienile implica una conversione radicale delle funzioni ed è dunque necessario controllare e rivedere le sue caratteristiche strutturali, per renderle sicure e adeguate a ospitare le dinamiche domestiche. Richiedere una perizia è dunque il primo passo da compiere per capire se sia più opportuno conservare oppure demolire e ricostruire, procedendo in ogni caso nel rispetto della struttura originaria e del contesto.

Il fienile è un tipo di fabbricato con caratteristiche e opportunità specifiche
«Il fienile è una costruzione rurale tipica del nostro territorio agricolo. Si trova in genere in prossimità di un casolare, che invece costituiva la residenza di coloro che svolgono o svolgevano il lavoro agricolo». Destinato principalmente alla conservazione del foraggio, il fienile veniva usato anche come ricovero per gli animali e per i macchinari e gli attrezzi dell’azienda. 
Dal punto di vista formale, si può configurare come «un parallelepipedo con un volume regolare, uno spazio vuoto, privo di solai interpiano, un guscio».

Attenzione alla normativa: il cambio di destinazione non sempre è consentito
Una sorta di tela bianca su cui intervenire liberamente, o quasi, se è vero che esiste una normativa specifica in materia, che varia a seconda del regolamento comunale. Trasformare un fienile in una casa implica innanzitutto un cambio di destinazione d’uso, che diventa abitativo. «In alcune regioni ciò è possibile solo se il fienile si trova a una distanza massima dal casale di 50 metri, mentre in altre non è proprio consentito».

Dalle fondamenta al tetto, la stabilità al primo posto
La decisione cruciale in questo tipo di ristrutturazioni è se sia più opportuno demolire e ricostruire oppure conservare. La scelta va fatta in considerazione dello stato in cui versa la struttura e delle sue caratteristiche, e in particolare se presenti manufatti e materiali di pregio difficilmente riproducibili. Quale che sia la strada da percorrere l’obiettivo principale è la stabilità dell’edificio.
Sono strutture molto leggere, non essendo state progettate per sostenere grandi pesi, dunque vanno consolidate.

Ecco perché il primo passo è una perizia che sarà redatta da un ingegnere strutturista. Per capire l’entità della questione basta sapere che nella maggior parte dei casi le fondamenta sono assenti. «In tal caso è necessario effettuare uno scavo interno per inserire le fondazioni da collegare eventualmente con l’esterno. In questo passaggio può essere opportuno inserire dei canali di drenaggio per scaricare l’umidità delle pareti e renderle più salubri». Nel caso in cui si intenda inserire solai interpiano, sarà opportuno prestare ancora più attenzione a questo passaggio.

Le fondamenta sono un intervento necessario e costituiscono la voce di spesa più rilevante in tema di consolidamento. Proseguendo, occorre valutare lo stato delle mura: «La presenza di crepe passanti, ossia crepe che si rilevano sia all’interno che all’esterno deve destare particolare preoccupazione».
Infine il tetto: «Se si vuole preservare la struttura in legno originaria, si rimuovono le tegole, si rafforza o si ricostituisce la copertura e si fa in modo che il nuovo e il vecchio collaborino e non siano l’uno indipendente dall’altro».

Demolire non significa tradire l’origine del luogo

Si tratta di interventi chiaramente rilevanti, sia dal punto di vista economico che da quello pratico, ecco perché spesso la strada più saggia da percorrere è quella della demolizione e ricostruzione.
«Compatibilmente con le caratteristiche architettoniche, storiche e tipologiche, generalmente la completa demolizione e ricostruzione del manufatto da trasformare in edificio residenziale rappresenta l’intervento più conveniente anche da un punto di vista economico».

«Tuttavia il nuovo edificio deve essere sempre pensato in relazione al preesistente, di cui può recuperare i laterizi di rivestimento, le trame di tessitura muraria, la volumetria complessiva, evitando di compromettere il delicato rapporto con l’edificato circostante e con il paesaggio rurale».

Trasformare i limiti in opportunità formali uniche
Come sempre accade nel caso di ristrutturazioni di immobili antichi, la strategia vincente è trasformare le “anomalie” in tipicità uniche. Un esempio? «Per garantire abbondante ventilazione le pareti perimetrali sono spesso “grigliate”, ovvero eseguite con tessiture geometriche che lasciano tra i mattoni dei vuoti di areazione; tali composizioni estese a interi prospetti diventano elementi significativi dell’architettura rurale e si integrano al paesaggio». All’interno, queste aperture creano giochi di chiaro-scuri che da soli decorano la casa.

Nelle due immagini sopra, il prima e il dopo di un intervento di ristrutturazione su un fienile che ne ha preservato le caratteristiche.

Anche gli interni richiedono scelte stilistiche coerenti
I fienili, del resto, non presentano nella loro configurazione originaria, vere e proprie finestre. Ma grandi aperture di accesso ad arco e piccole o assenti aperture in alto. Per la progettazione degli interni «è importante che il volume resti la caratteristica principale dell’immobile, l’aspetto più leggibile e interessante».

«È bene evitare eccessivi frazionamenti, limitare i rivestimenti, preferire intonaci accompagnati anziché a piombo: così che la superficie sia liscia ma le pareti non siano perfettamente a piombo per dare un’idea del tempo che è passato. La caratteristica di questi immobili è proprio che si sono generati nel corso dei secoli, non ha senso cancellarne i segni distintivi». Tutto deve contribuire a lasciar circolare aria e luce, preservare l’ampiezza e i segni del tempo.

Raccontaci: ti piacerebbe vivere in un ex fienile? Hai una casa di questo tipo? 

 

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